Dan WITZ 1957, Chicago, Illinois - USA www.danwitzstreetart.com |
Siete in piedi? Sedetevi. Siete seduti? Sdraiatevi. Perché ciò che sto per affermare è da shock: "La vita non è un supporto per l'arte. E' il contrario".
Un giorno (forse) chiuderò questo blog e chiuderò con il mondo digitale. Tornerò alle origini, all’analogico. Dirò addio ai font e all'editing grafico e tornerò ai caratteri, al tratto, al segno. Tornerò a studiare. A disegnare. Comprerò sinuosi pennelli e barattoli di acrilici colorati. Ritroverò la gioia di far scorrere il pennello seguendo l’onda emotiva e nessun percorso prestabilito o preconfenzionato. Invecchierò pure con un cappello in testa e con tante storie da raccontare, ma non prima di avervi parlato di Dan Witz, classe 1957, un tipo che vanta una formazione completa che comprende Fine Arts e design ma che è riconosciuto sopratutto come uno dei pionieri della street art.
Un giorno (forse) chiuderò questo blog e chiuderò con il mondo digitale. Tornerò alle origini, all’analogico. Dirò addio ai font e all'editing grafico e tornerò ai caratteri, al tratto, al segno. Tornerò a studiare. A disegnare. Comprerò sinuosi pennelli e barattoli di acrilici colorati. Ritroverò la gioia di far scorrere il pennello seguendo l’onda emotiva e nessun percorso prestabilito o preconfenzionato. Invecchierò pure con un cappello in testa e con tante storie da raccontare, ma non prima di avervi parlato di Dan Witz, classe 1957, un tipo che vanta una formazione completa che comprende Fine Arts e design ma che è riconosciuto sopratutto come uno dei pionieri della street art.
"La TV ha fatto sembrare inutile andare a teatro, la fotografia ha praticamente ucciso la pittura, ma i graffiti sono rimasti gloriosamente incontaminati dal progresso." Banksy
Influenzato agli inizi dalla cultura punk, ha da sempre sfidato i canoni del mondo artistico tradizionale con opere che riflettono sulla libertà di pensiero ed espressiva di ogni singola persona. Un percorso artistico che continua ad interrogarsi sul significato dell’elemento fisico della “porta”, intesa come oggetto emblematico di un passaggio che divide il mondo esterno da quello interno, generando riflessioni sull’intreccio della sfera pubblica con quella privata.
I suoi capolavori in olio su tela sul tema del mosh pit, (termine da dizionario urbano che indica un ballo tribale praticato durante concerti punk e metal), liberano in noi istinti primordiali repressi, mentre i ritratti delle sue ragazze con cellulare, diventano icone di una generazione per la quale sentimenti, emozioni ed ideologie strettamente confidenziali diventano pubbliche, se non addirittura televisive.
Queste rappresentazioni figurative dell’artista sono fortemente legate all’attualità e, se contestualizzate nel luogo dove sono inserite, suscitano la mia curiosità, soprattutto per il forte legame che stringe con la realtà.
© paroleopache
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